September 1, 2014
Scettico sulla coerenza di una riforma della scuola annunciata a smozzichi e bocconi, non risparmia strali anche contro il sindacalismo di professione “che alla fine difende i suoi stessi diritti e non quelli dei lavoratori”: appena rientrato dalle ferie estive Piero Bernocchi, portavoce nazionale dei Cobas, risponde alle nostre domande.
Scettico sulla coerenza di una riforma della scuola annunciata a smozzichi e bocconi, non risparmia strali anche contro il sindacalismo di professione “che alla fine difende i suoi stessi diritti e non quelli dei lavoratori”: appena rientrato dalle ferie estive Piero Bernocchi, portavoce nazionale dei Cobas, risponde alle nostre domande.
In che rapporti siete col Ministero, oggi? E con gli altri sindacati?
“Col ministero trattiamo su argomenti specifici come inidonei e Quota 96, e non è certo un mistero quanto siano tesi i nostri rapporti con chi difende i diritti dei lavoratori per professione. Abbiamo una proficua collaborazione anche con i gruppi di lavoro parlamentari che si occupano di istruzione, e non facciamo distinzioni ideologiche: per esempio su ‘scuola e carcere’ abbiamo contatti con esponenti di Forza Italia esattamente come con quelli del PD”.
I professionisti del sindacato, come li chiami tu, hanno ricevuto una bella batosta ultimamente con la riduzione del 50% dei distacchi. Che conseguenze avrà questa mossa? Non nasconde insidie contro il diritto alla contrattazione da parte dei lavoratori?
“Non è detto che sia così, ma lo vedremo nei prossimi mesi. Certo è che non possiamo che dirci favorevoli a un provvedimento che colpisce – se sarà davvero così – i professionisti della contrattazione, che alla fine difendono solo la loro professione scordandosi dei lavoratori. La cosa importante è che questo provvedimento non tocchi i permessi che i singoli lavoratori hanno di accedere alla contrattazione, cosa sacrosanta in qualsiasi campo professionale. E’ fondamentale che i lavoratori accanto allo svolgimento delle loro mansioni possano partecipare democraticamente anche ai processi decisionali che riguardano la loro vita lavorativa, questa è da sempre la nostra posizione”.
Non ci sono, quindi, presupposti ideologici alla base della mancata intesa con Cgil, Cisl Uil?
“Direi di no, loro l’ideologia l’hanno cambiata tante volte”.
Che cosa ti aspetti dal prossimo Consiglio dei Ministri? La riforma tanto attesa conterrà elementi significativi?
“Finora abbiamo assistito a una sequela immane di annunci, dichiarazioni, smentite, nulla mi fa pensare che possa esserci una svolta”.
Beh, ma questa volta si sono spinti un po’ troppo in là per non avere in mente nulla di concreto, non trovi? Quello delle 100.000 assunzioni è un bell’impegno, anche questo argomento vi vede scettici?
“Tutti sanno che nei prossimi tre anni andranno in pensione tra i 90 e 100mila docenti, quindi quello in programma altro non è che un piano ordinario di sostituzione di vecchie con nuove leve millantato come assorbimento del precariato. E poi è stata la ciliegina per far digerire cose aberranti come l’imposizione di un orario da metalmeccanici o il taglio di un anno alle superiori. Non penso che avverrà il tanto sbandierato svuotamento delle graduatorie: finora ha fatto comodo risparmiare sulla pelle dei precari, che portano a casa circa il 30 per cento di stipendio in meno tra contributi e Tfr rispetto ai docenti con contratto a tempo indeterminato”.
Ecco, a proposito del taglio di un anno, che reazione pensi ci sarà in Italia di fronte a una decisione del genere, qualora avvenga davvero?
“Penso che anche la classe degli intellettuali italiani, che notoriamente non brilla per coraggio, si mobiliterà di fronte a uno scempio del genere. Significherebbe squalificare in maniera molto grave il nostro sistema di istruzione”.
Hai detto orario da metalmeccanici: che farete di fronte a un aumento delle ore di lezione frontale?
“Abbiamo poco da fare, visto che gli insegnanti accetteranno in massa di farlo, soprattutto di fronte di un incremento contributivo in un momento in cui il contratto stagna e anche gli scatti vengono dati con anni di ritardo. Però anche questa non deve essere fatta passare come una grande novità: di fatto già è possibile fare più ore rispetto alle 18 canoniche”.
Tornando all’assunzione dei 100.000, niente a che vedere con l’attesa sentenza della Corte di Giustizia europea sui contratti a tempo determinato reiterati?
“Lo escludo nella maniera più assoluta, l’Italia ignora continuamente quello che dicono i tribunali europei, preferisce pagare le multe, e lo farà anche in questo caso”.
Per finire, che ne pensi dell’idea di far entrare i privati nella scuola pubblica? Potrebbero dare l’ossigeno che a volte manca sia in termini economici sia in termini di progettualità, idee?
“Ma questa è una boutade? Te lo immagini: famosa azienda investe sul liceo tal dei tali… Sono cose che buttano lì tanto per dire, anche perché, dove sono le grandi aziende in Italia? Non siamo a Yale, dove l’industria finanzia e orienta la ricerca in direzione del suo bisogno produttivo perché ne ha un ritorno quasi immediato, tangibile. La scuola è un investimento a lungo termine, nessuna azienda seria vi investirebbe soldi. Certo, potrebbe trattarsi di un’operazione di facciata per aprire ai privati, uno scenario che non mi sento di auspicare in Italia in questo momento”.
Di Eleonora Fortunato