A Piero Bernocchi, portavoce nazionale Cobas, abbiamo posto qualche domanda in merito al contratto scuola appena firmato e sulle prossime scadenze in programma (sciopero 23 febbraio e rinnovo RSU)
Domanda
A quanto si legge nei social, il contratto appena firmato della scuola
non sta riscuotendo molto consenso. Ma è anche vero che la mancata firma avrebbe significato lasciare inutilizzate a tempo indefinito le scarsa risorse che pure c’erano. Perché secondo voi non bisognava firmare il contratto?
Piero Bernocchi
Bisognava semplicemente fare un ALTRO contratto, con aumenti salariali che recuperassero almeno quanto perso in dieci anni di blocco ed evitassero di introdurre nefasti punti della 107 negli obblighi contrattuali. Solo che al tavolo delle trattative, non ci dovevano essere solo i sindacati di Palazzo ma quelli che in questo decennio (come in quelli precedenti), oltre a battersi in difesa della scuola pubblica, hanno denunciato costantemente il furto di salario che si consumava anno dopo anno, e che sono tenuti fuori dalle trattative a causa delle regole-truffa sulla rappresentanza. E ci sarebbe voluta ben altra mobilitazione di docenti ed Ata su questo tema, quando invece, per lo più, il grosso della categoria è sembrato accontentarsi di avere un lavoro relativamente sicuro. E, per evitare obiezioni del tipo “ma dove si prendono i soldi?”, ricordo che in Italia siamo al quarto posto mondiale per durezza della tassazione del lavoro: e dunque i soldi ci sarebbero, se non fossimo anche ai primissimi posti in tema di corruzione, sprechi e fiumi di denaro che vanno alle consorterie più forti e con più armi di ricatto.
Bernocchi
“Depotenzia”? Ma quando mai? Il contratto non solo mette a regime il “bonus” e lo rende irreversibile, non solo fissa addirittura l’obbligo di premiare i sedicenti “migliori” con almeno il 30% in più della media dei “meritevoli”, ma lascia invariati i poteri del preside aggiungendovi solo un po’ di poteri ai sindacati di Palazzo che, a causa delle regole antidemocratiche elettorali, dominano nelle RSU.
Basta leggere la nota di chiarimento del MIUR: “Il testo siglato prevede che le scuole contrattino i criteri generali per la determinazione dei compensi, non i criteri valutativi. Ad esempio il DS e la parte sindacale potranno convenire un valore minimo e uno massimo per il bonus…per rafforzare l’istituto del bonus che così entra a regime…Resta ferma la competenza del dirigente nella individuazione dei docenti meritevoli”
Parliamo dello sciopero del 23 febbraio: pensate davvero che il vostro appello a Gilda e Snals di aderire alla vostra protesta sarà raccolto ?
Bernocchi
Speriamo che venga raccolto da parecchi/e loro iscritti/e; ma non lo faranno i gruppi dirigenti che sono terrorizzati di perdere il contatto con i tre sindacati statalizzati che detengono il monopolio sindacale dal dopoguerra, e di essere “retrocessi” nella serie B dei senza diritti come COBAS et similia.
E questo malgrado vengano presi a pesci in faccia sistematicamente, come, mi dicono, è successo anche stavolta, con Cgil, Cisl e Uil che se ne vanno in un’altra stanza a trattare con l’Aran e li lasciano in anticamera per ore. D’altra parte Snals e Gilda mica hanno detto che il contratto è una schifezza ma solo che è stato fatto troppo in fretta e non hanno avuto tempo di capirci granché.
Subito dopo lo sciopero dovrete serrare le fila per prepararvi alle elezioni per il rinnovo delle RSU. Voi Cobas quali obiettivi vi ponete per questa scadenza?
Bernocchi
Le fila le stiamo già serrando: peccato che la partita sia scandalosamente truccata.
La rappresentatività nazionale non si gioca con una lista nazionale, come sarebbe ovvio; ma se vuoi ad esempio assegnarla ai COBAS, devi candidare qualcuno in tutte le scuole altrimenti anche i tuoi iscritti/e o simpatizzanti non possono votare.
E’ come se alle elezioni politiche gli abitanti di un caseggiato non potessero votare per un partito a meno che non vi sia un candidato di esso nel proprio caseggiato: un’aberrazione totale.
L’unica volta (tre anni fa per il CSPI) che ci hanno consentito di votare su lista nazionale (che però non assegnava la rappresentanza) abbiamo agevolmente superato il 5% fatidico. I sindacati di Palazzo hanno migliaia di distaccati che girano liberamente per le scuole e mettono candidati/e che peraltro non dovranno sovente far nulla perché a trattare ci vanno i funzionari.
Ai sindacati conflittuali vengono negati i diritti più elementari, anche quelli di propaganda elettorale. Dunque, in queste condizioni per noi ogni avanzamento (più liste presentate, più eletti/e e più voti) è comunque un successo.
Una domanda più generale: sappiamo che il meccanismo elettorale non favorisce i sindacati più piccoli; ma, al netto di questo problema, secondo voi per quale motivo l’”antipatia” del personale della scuola nei confronti del sindacalismo tradizionale (antipatia che si percepisce frequentando i social) non si traduce concretamente in “simpatia” verso i sindacati di base?
Bernocchi
Devo rimandarvi a quel grande paradosso che è il popolo italiano. Sugli stessi social puoi trovare altrettanta antipatia per la politica, per tutti i partiti (chi più chi meno); eppure c’è poi la fila per candidarsi anche nel più minuscolo di essi e quando un parlamentare si fa vedere durante le manifestazioni viene circondato da “questuanti” che mettono da parte il presunto disprezzo e cercano una soluzione per il proprio problema.
In Italia (Pasquino docet) dei potenti si è sempre parlato male ma li si è sempre cercati, adulati e “arruffianati”.
Franza e Spagna basta che se magna: ossia, il carro dei potenti e dei vincitori è sempre carico, quello dei “fuori dal coro” e dei senza potere assai trascurato.
E tra Cgil, Cisl e Uil che occupano tutte le stanze dei bottoni, in qualsiasi settore e comparto, e COBAS et similia senza potere e senza diritti vi meravigliate di quale sia la scelta maggioritaria?