L’operazione militare dispiegata da Hamas ha colto di sorpresa il potente dispositivo di guerra israeliano e i sistemi di intelligence mondiali. Il governo fascista di Netanyahu, sorto con lo scopo dell’ulteriore “pulizia etnica” e dell’annessione dei Territori Occupati dal 1967, è costretto ad invocare un governo di unità nazionale per gestire l’annientamento di Hamas, radendo al suolo Gaza dopo aver tagliato ai suoi due milioni di residenti i viveri, acqua, luce e gas, ovvero un crimine di guerra.
Essendo noi sempre stati schierati con le forze laiche e di sinistra che per decenni hnno guidato le lotte dei palestinesi, siamo lontani anni luce dall’integralismo islamista di Hamas e della Fratellanza Musulmana – dedita da sempre a intensificare lo scontro tra religioni, civiltà e culture – di cui Hamas fa parte, e tanto più dalla collusione e appoggio che essi danno alla orrenda dittatura iraniana o al regime fascista di Erdogan in Turchia; e ci ripugnano, chiunque ne sia il responsabile, le uccisioni di civili. Ma va preso atto che, per insipienza o corruzione di altre forze come l’ANP, che pure hanno avuto a lungo il sostegno di tanti palestinesi, oggi Hamas ha il consenso di una parte significativa della gioventù palestinese a Gaza ma anche in Cisgiordania. Ed in ogni caso, la nostra evidente ed enorme lontananza politica e ideale da Hamas e dall’integralismo islamista non ci fa oscurare la questione centrale: in questi decenni, e con ulteriore accelerazione negli ultimi anni, l’aggressore e l’oppressore è stato, ed è, Israele, e aggrediti e oppressi sono stati, e sono, i palestinesi. Al cui fianco e al cui sostegno dunque i COBAS si confermano, nella convinzione che pace non ci sarà finchè Israele non accetterà la convivenza paritaria, egualitaria e a-confessionale con il popolo palestinese.
Ogni guerra ha i suoi orrori e per lo più sono i civili a pagarne le conseguenze: e quello della falcidia dei giovani israeliani al rave nel deserto del Negev è uno di quelli che non dovrebbero mai accadere, visto che la cultura dei liberatori dovrebbe essere in grado di cancellare la barbarie “dell’occhio per occhio”. Però la resistenza palestinese ha il pieno diritto di combattere e agire per liberarsi dalla ferocia dell’occupazione: diritto riconosciuto anche da decine di risoluzioni dell’ONU e dalla Relazione 2023 sui diritti umani in Palestina ” negati e violati dal regime d’apartheid e di deterrenza israeliani”. Siamo dunque, come sempre, a fianco del popolo palestinese, mobilitati per far cessare l’occupazione così da dare una speranza alla coesistenza pacifica in quei territori e nel Medio Oriente. Chiediamo il cessate il fuoco e la fine dei bombardamenti, contro l’invasione e la distruzione di Gaza.
VITA , TERRA , LIBERTA’ PER IL POPOLO PALESTINESE
Esecutivo nazionale Confederazione COBAS