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L’Assemblea nazionale delle maestre diplomate conferma la partecipazione allo sciopero generale della scuola del 23 febbraio e alla manifestazione nazionale a Roma

Il 23 in sciopero e in piazza i precari/e insieme a tutti i docenti ed ATA che vogliono impedire un contratto disastroso, con aumenti di orari e di obblighi di sudditanza ai presidi in cambio di una misera mancetta salariale

L’Assemblea Nazionale delle maestre/i diplomate magistrali in lotta, svoltasi domenica 4 febbraio a Bologna, ha confermato, oltre alle iniziative locali del 10 febbraio, la piena partecipazione allo sciopero generale del 23 febbraio e alla manifestazione nazionale a Roma . In tale assemblea i COBAS hanno ribadito l’appello all’unità del movimento di lotta per le diplomate/i magistrali e per l’intera area del precariato scolastico. A tal fine, abbiamo sottolineato il carattere unificante della nostra piattaforma : 1) le maestre/i in ruolo che hanno superato l’anno di prova devono conservare il posto, così come chi effettua ora l’anno di prova; 2) permanenza nelle GAE con il punteggio acquisito delle diplomate/i e riapertura delle GAE per chi ha l’abilitazione (diplomati magistrali con titolo conseguito entro l’a.s. 2001/2002, laureati in Scienze della Formazione primaria Vecchio e Nuovo ordinamento,  PAS, TFA, ecc.); 3) immissione in ruolo dei precari/e con 3 anni di servizio nelle scuole di ogni ordine e grado.

Lo sciopero, convocato dai COBAS e da altri sindacati, coinvolge tutti/e i docenti ed ATA delle scuole di ogni ordine e grado, sia perché gli obiettivi riguardano l’intero precariato sia perché esiste un giustificatissimo e forte allarme per un contratto con il quale il governo e i sindacati di Palazzo, in cambio di una miserabile mancetta dopo un blocco decennale che ha sottratto il 20% del salario ai lavoratori/trici, vorrebbero introdurre negli obblighi scolastici il peggio della legge 107.

La bozza presentata dal governo intende imporre: a) l’accorpamento delle ore per le attività funzionali, non più 40+40 ore ma 80 ore obbligatorie comunque, ove infilare di tutto ; b) che le attività di “potenziamento” e organizzative diventino obbligatorie, a totale discrezione dei presidi; c) che l’attività di tutoraggio per l’Alternanza scuola-lavoro sia un adempimento dovuto e non retribuito ; d) che la formazione sia non pagata e fuori orario di servizio ; e) che siano introdotte nel codice disciplinare nuove “voci” per la sospensione dal servizio e dallo stipendio, sospensione comminata dal preside. A tali inaccettabili e arroganti imposizioni dell’ARAN, per conto del governo, i sindacati di Palazzo hanno risposto con flebili obiezioni, arrivando al punto di dire (cfr. il segretario della FLC Sinopoli) che per fare il contratto basterebbe mettere i fondi dei “bonus” in contrattazione: la restante “monnezza” diverrebbe così commestibile. In realtà l’unica cosa che trattiene i sindacati monopolisti dal firmare è il timore di pagarlo nelle imminenti elezioni RSU, malgrado la gara sia sfacciatamente truccata , non potendo votare su liste nazionali né essendo consentito ai sindacati conflittuali di svolgere liberamente assemblee per trovare i candidati: cosa permessa invece alle migliaia di distaccati dei sindacati “amici” che ai loro candidati garantiscono di non dover fare nulla, perché a trattare al loro posto andranno i funzionari.

Le intollerabili proposte governative vanno rifiutate scioperando massicciamente il 23 febbraio e partecipando alla manifestazione nazionale. Va bloccato l’ulteriore immiserimento delle condizioni salariali e di lavoro con una risposta immediata, che rivendichi il pieno recupero della perdita salariale dell’ultimo decennio e respinga l’introduzione nel contratto di tutte le nefandezze della “cattiva scuola” renziana.

Piero Bernocchi portavoce nazionale COBAS