Di Alessandro Giuliani – 17/08/2018
La data X per il precariato scolastico è diventata quella dell’11 settembre prossimo: a sostenerlo è Piero Bernocchi, portavoce nazionale Cobas, che ripercorre gli ultimi 30 anni di vicissitudini dei supplenti. E, per l’occasione, chiama a raccolta gli altri sindacati, perché sostiene che la soluzione per abbattere il precariato passa per l’approvazione dell’emendamento di riapertura delle GaE agli abilitati, approvato al Senato prima della pausa estiva (secondo alcuni esponenti del governo, tra cui il senatore leghista Mario Pittoni, però, per un mero errore, al quale si riparerà proprio alla ripresa dell’esame del testo nell’altro ramo del Parlamento).
Ad oggi, i sindacati che ci risulta siano confluiti sulla data dell’11 settembre, quando si svolgerà una manifestazione nazionale a Roma, giorno di approdo dell’emendamento apri-GaE già approvato nel decreto “milleproroghe”, sono anche l’Anief, da cui è partita l’iniziativa, i Cub e gli Unicobas di Stefano d’Errico. Dai Confderali, Snals e Gilda, invece, non sono giunti né commenti né tantomeno adesioni.
“Con il Decreto Dignità? Precari a vita”
Proprio per scongiurare la possibilità che la norma possa cadere, il sindacalista di base sollecita “tutte le organizzazioni sindacali, le associazioni dei precari, le/i docenti a partecipare attivamente e in massa alla giornata di mobilitazione che stiamo costruendo per l’11 settembre, data in cui il decreto approderà alla Camera”.
Bernocchi sostiene, poi, che “nel decreto Dignità appena approvato dal governo viene ridotto a 2 anni il periodo massimo di possibilità per i datori di lavoro privati di stipulare contratti a tempo determinato mentre nella scuola tutte/i sappiamo che si può permanere nella precarietà a vita.
Il movimento dei precari ha avuto anche la difficoltà di riconoscersi come tale dividendosi spesso in frazioni a volte anche contrapposte”.
Per questo motivo, chiede agli altri sindacati “di ritrovare compattezza ed unità. L’emendamento al decreto “milleproroghe”, passato al Senato il 3 agosto scorso, ce ne offre l’opportunità. Sappiamo che tale emendamento può essere oggetto di diverse critiche, pur tuttavia riteniamo che possa costituire un primo passo verso il riconoscimento di un diritto”.
Il testo dell’emendamento apri-GaE approvato al Senato
Ecco casa dice l’emendamento LeU approvato nell’Aula di Palazzo Madama: “I docenti che hanno conseguito l’abilitazione entro l’anno accademico 2017/2018 possono inserirsi nella fascia aggiuntiva delle graduatorie ad esaurimento di cui all’articolo 1, commi 605, lettera c), e 607, della legge 27 dicembre 2006, n. 296 e successive modificazioni, ivi inclusi i docenti in possesso di diploma magistrale o d’insegnamento tecnico-professionale entro l’anno scolastico 2001/2002. Con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca sono fissati i termini per l’inserimento nelle predette graduatorie aggiuntive a decorrere dall’aggiornamento previsto nell’anno scolastico 2017/2018 per il successivo triennio”.
Gli ultimi 30 anni di precariato
Il portavoce dei Cobas, nel fare una disamina sull’evoluzione del precariato in Italia, parte dal 1989, quando con la legge 417 si riconobbe “per la prima volta, dopo anni di lotte dei precari, il diritto all’immissione in ruolo attraverso l’istituzione di una graduatoria di docenti in possesso di abilitazione e di 2 anni di servizio. Contestualmente si aprivano corsi di abilitazione per chi maturava almeno 2 anni di servizio. Le assunzioni avvenivano per il 50% dai concorsi e per il 50% dalle suddette graduatorie”.
Poi, però, “con la legge 296 del 2006 tali graduatorie sono state trasformate in graduatorie ad esaurimento (GaE) prevedendo nuovamente, in prospettiva, assunzioni solo concorsuali. La realtà del precariato in questi ultimi 10 anni però lungi da “esaurirsi”, ha visto un continuo aumento di contratti a tempo determinato e il deleterio intervento della “Buona Scuola”, che addirittura sanciva il licenziamento dopo tre anni di supplenza, ora abrogato anche grazie alla mobilitazione delle precarie e dei precari. Anche l’anno scorso sono stati stipulati contratti con decine di migliaia di docenti abilitati (diplomate/i magistrali, laureate/i in SFP, TFA, PAS, ITP, ecc) senza che per loro sia prevista alcuna prospettiva di stabilizzazione”.
Arriviamo ad oggi
E arriviamo ai nostri giorni, frutto degli “effetti della sentenza del Consiglio di Stato del 20 dicembre 2017 riguardante le/gli maestre/i diplomate/” che hanno freddato le speranze di tanti maestri, ma anche “riaperto percorsi di lotta delle/dei docenti. Dall’8 gennaio fino allo scorso 2 agosto si sono succeduti scioperi, manifestazioni, presidi – continua Bernocchi -: fin da subito nel movimento e negli incontri con il Miur e con diversi politici abbiamo posto la questione in termini universali: andavano riaperte le GaE per tutte/i coloro in possesso di abilitazione”.
“Il nostro principio fondante – conclude – è che non si possa pensare a rinnovare contratti a tempo determinato magari per 10 o 15 anni senza prevedere un diritto all’assunzione”.
Quella che arriverebbe, per tantissimi precari, proprio grazie all’inserimento nelle GaE, blindate a doppia mandata ormai da oltre un decennio, anche se aperte in via eccezionale in un paio di occasioni.