COBAS Confederazione dei Comitati di Base
Abbiamo salutato con grande soddisfazione l’ondata gigantesca del NO che ha travolto Renzi e il suo governo. Si è trattato di un NO in difesa di ciò che resta di una democrazia istituzionale già vistosamente massacrata in questi anni di “maggioritario” politico e sindacale e di un NO allo stravolgimento ulteriore di una Costituzione già abbondantemente smantellata da tutti i governi degli ultimi decenni; ma ancor più forte, a nostro giudizio, è stato il corale rifiuto delle politiche sociali ed economiche del governo Renzi, dalla “cattiva scuola” della legge 107, al Jobs Act, dallo Sblocca Italia alle Grandi opere distruttive e inutili.
Non ignoriamo, però, il fatto che dentro questo NO si sono mosse anche forze razziste e xenofobe che hanno indirizzato il loro NO contro i migranti e le politiche di accoglienza nei confronti degli ultimi della Terra che scappano dalle guerre e dalla fame. Perciò la campagna del NO democratico, antiliberista e antirazzista, non può, dopo aver battuto l’arroganza e la megalomania renziana, poi lasciar spazio a forze altrettanto autoritarie o esplicitamente reazionarie. Ora bisogna delineare anche i SI’ ad una ben diversa, anzi opposta, politica sociale ed economica per uscire dalla crisi e ricreare condizioni positive per il lavoro, la scuola, il reddito, i Beni comuni, l’ambiente, per gli stanziali e i migranti. E per far marciare tale progetto tra decine di milioni di persone, è decisivauna grande alleanza politica, sociale e sindacale, perché nessuna organizzazione o settore sociale può seriamente pensare di modificare il liberismo dominante contando solo sulle proprie forze.In questa ottica crediamo pure che sia il momento direcuperare quell’elemento decisivo della democrazia istituzionale che èil sistema proporzionale puro, come naturale sbocco di una rigorosa battaglia contro l’Italicum. A suo tempo il maggioritario ottenne un’investitura popolare con un referendum sull’onda di una micidiale campagna massmediatica di tutti i maggiori partiti, con promesse di stabilità istituzionale e drastica riduzione dell’invadenza dei partiti, dimostratesi totalmente false. L’occupazione onnivora dei partiti di tutto il “pubblico” è addirittura aumentata, la pretesa stabilità si è tradotta nell’eliminazione delle forze “non conformi” e in una partecipazione elettorale sempre più ridotta, con milioni di persone che nei meccanismi maggioritari hanno visto solo una scelta tra padella e brace. Salvo poi scoprire all’improvviso, come in questo referendum, che l’eliminazione di una corretta rappresentanza del pluralismo sociale produce sconfessioni clamorose, con una maggioranza parlamentare che diviene nel voto referendario netta minoranza.
Noi riteniamo che il proporzionale puro sia il sistema elettorale che meglio rappresenta la complessità e l’articolazione della società italiana, che non può essere schiacciata in schemi bipolari o tripolari, visto che oramai in media alle elezioni un 40% dei cittadini/e si astiene, rifiutando le scelte maggioritarie; e leggiamo, ad esempio, con preoccupazione la presentazione di un progetto di legge da parte del M5S per votare anche al Senato con l’Italicum. Pensiamo che non si possa tradurre questo oceanico NO alla riforma e all’Italicum nella riproposizione di un sistema maggioritario, seppur corretto forse dalla Corte costituzionale. L’unica scelta accettabile ci pare quella delripristino di un proporzionale puro che sia la fedele rappresentazione della complessità socialee che consenta alleanze tra forze anche diverse ma con un programma condiviso nel paese. E, visto che tutti i partiti stanno girando la “patata bollente” alla Corte costituzionale,proponiamo che il fronte del NO democratico prosegua la propria mobilitazione orientandola verso la Consulta, in particolare nel giorno (24 gennaio) in cui la Corte prenderà la decisione finale in materia.
Infine, oltre a quello di garantire il sistema più democratico possibile di rappresentanza istituzionale, un interesse specifico ce lo abbiamo in quanto sindacato. Riteniamo infatti che tale sistema sarebbe la migliore opportunità per riportare la democrazia anche nella rappresentatività sindacale, mediante l’affermazione di un criterio di rappresentanza proporzionale senza sbarramenti e articolato – come nelle istituzioni politiche – a livello locale, territoriale e nazionale, iniziando, ad esempio dalle prossime elezioni delle RSU nel Pubblico impiego e nella scuola, a poter votare con il proporzionale non solo nei posti di lavoro, ma anche a livello territoriale e nazionale, per stabilire chi davvero è rappresentativo nei rispettivi livelli.
Piero Bernocchi portavoce nazionale COBAS
8 dicembre 2016