Cobas Scuola

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Oltre centocinquantamila classi bloccate e nel 40% delle scuole “scrutini zero”.

Ma il governo non prende atto della coralità della protesta, tenta di tappare i buchi con pezze impresentabili e non si rassegna a ritirare il distruttivo Ddl della “cattiva scuola”

Il 17 giugno, in occasione del voto in Commissione, proteste in tutta Italia: a Roma manifestazione al Pantheon (ore 17). E se il Ddl arriverà in Aula per il voto finale (forse tra il 23 e il 25) promuoveremo una mobilitazione nazionale unitaria con iniziative in ogni città

Si è concluso (con l’eccezione dell’Alto Adige) il blocco degli scrutini, diffuso tra il 3 giugno (scrutini anticipati) e il 14 a seconda delle regioni, con un successo straordinario che ha superato le più ottimistiche previsioni, nostre e degli altri organizzatori. Oltre centocinquantamila classi sono state bloccate, con punte plebiscitarie soprattutto alle superiori: e nel 40% degli istituti lo sciopero è stato totale, “a zero scrutini”. Ricordiamo a stampa e TV che il paragone tra il numero di scioperanti del 5 maggio e quello attuale non ha alcun senso, visto che per bloccare uno scrutinio è sufficiente lo sciopero di un solo docente e che in moltissime circostanze, per non sprecare soldi, un singolo insegnante ha bloccato anche cinque o sei scrutini, venendo rimborsato con le Casse di resistenza finanziate da tutti i docenti che sostenevano la lotta. Certamente è stata di grande importanza per tali strepitosi risultati la convocazione unitaria, e senza precedenti (solo i COBAS in passato avevano convocato scioperi degli scrutini, a partire da quello oceanico che segnò la nostra nascita e affermazione nazionale), da parte di tutte le organizzazioni, ma non va dimenticato che il 62% della categoria non è legato ad alcun sindacato: e dunque il successo è in primo luogo dovuto alla totale ostilità che il ddl “cattiva scuola” e la distruttiva proposta di consegnare gli istituti a presidi padroni hanno ricevuto in tutto il popolo della scuola, a partire da docenti ed Ata.

Constatazione che a noi sembra lampante, ma che non fa recedere il governo dal tentativo di trovare mediazioni truffaldine all’interno del PD – malgrado gli schiaffoni elettorali e la batosta della “incostituzionalità” del Ddl votato in Commissione- con emendamenti che costituirebbero una pezza peggiore del buco. Come ad esempio quello che obbligherebbe i presidi a cambiare sede ogni tre anni (o al massimo ogni sei), e che è un’ammissione eclatante del fatto che i presidi, una volta resi padroni stabili della scuola, diverrebbero corruttibili e controllabili solo con il trasferimento coatto. Ma piuttosto che introdurre il veleno e poi cercare l’antidoto, è il caso di eliminare il veleno! Insomma, il PD e il governo devono ritirare il Ddl: i superpoteri vanno cancellati, in quanto distruttivi della collegialità e dell’autonomia del lavoro docente, e del buon funzionamento della scuola; mentre va emanato un decreto che riguardi solo l’assunzione stabile dei precari.

Affinché questo avvenga, la mobilitazione non può conoscere pause. La Commissione cultura dovrebbe votare gli emendamentimercoledì 17. Perciò, in tale giornata,si svolgeranno iniziative unitarie di protesta in tutta Italia. In particolare a Roma, con inizio alle 17, si terrà al Pantheon una manifestazione promossa dalle scuole, con la partecipazione dei COBAS, degli altri sindacatiche hanno indetto lo sciopero degli scrutini, di tante RSU, comitati e strutture studentesche e di genitori, con la presenza di numerosi senatori/trici che si oppongono al nefasto Ddl e ad una scuola dominata da presidi padroni. Ci auguriamo che il ddl venga bocciato nuovamente in Commissione: mase dovesse arrivare in Aula per il voto finale – sembrerebbe tra il 23 e il 25 giugno – promuoveremmo giornate di mobilitazione nazionale con manifestazioni cittadineper la bocciatura del disegno di legge.

 

Piero Bernocchi  portavoce nazionale COBAS

 

14 giugno 2015