Cobas Confederazione dei Comitati di Base
Renzi: il fumo fa sparire l’arrosto
Il fumo riempie la scena, ma l’arrosto non c’è.
Pur non avendo preso sul serio le rodomontate di Renzi, le rottamazioni, la nuova politica che spazza via la “casta” ecc.., e avendo chiaro fin dall’inizio che, data la smisurata ambizione e smania di potere, l’ottimo allievo di Berlusconi avrebbe cambiato tesi e programmi da un giorno all’altro con clamorosi annunci e altrettanto clamorose svolte a 180 gradi, pur tuttavia gli ultimi giochi di prestigio dell’ex-Grande Rottamatore sono rimarchevoli.
Doveva andare al governo solo tramite un plebiscito elettorale, collaborando con “Staisereno” Letta. Invece ci è arrivato con un accoltellamento di palazzo che manco la peggior DC. Doveva rottamare la vecchia politica? Ha fatto un governo con il solito manuale Cencelli, e con quattro sottosegretari indagati.
Non mi farò condizionare dai poteri forti? Ha trattato i ministri con Draghi, Napolitano, la Confindustria e le Coop che gli hanno imposto i loro, ed ora i suoi più grandi fan sono Marchionne e Berlusconi, con cui ha stabilito un patto diabolico. Si era impegnato per una legge elettorale democratica e l’Italicum è persino peggio del Porcellum: e per farlo passare alla Camera ha calpestato gli emendamenti a favore delle donne e la reintroduzione delle preferenze grazie a Forza Italia e alla Lega, che verrà ricompensata al Senato con il famigerato articolo “salva Lega”.
Ma il 12 marzo, Renzi si è definitivamente trasformato in Grande Imbonitore e per cialtroneria, avventurismo, arroganza, truffaldinità ha dato lezione al maestro Berlusconi. Dopo aver promesso l’avvio immediato di riforme rivoluzionarie (una al mese, addirittura), ha presentato una super-vendita on-line con solo altre promesse, condite di slides, cazzeggi, sberleffi, e autoincensature megalomani, superando il grottesco Contratto con gli italiani firmato da Berlusconi.
1) Sui 1000 euro all’anno garantiti a 10 milioni di persone il Berluschino non aveva uno straccio di provvedimento in mano, nè coperture, nè le modalità operative. Se abbassi le tasse per chi ha meno di 25 mila euro annui lordi, lo devi fare per tutti, lavoratori dipendenti, autonomi, pensionati, disoccupati, altrimenti è incostituzionale. E di miliardi ce ne vogliono almeno 30, non 10. Renzi ha rinviato la cosa a maggio per comprarsi con 80 euro i voti di quegli italiani che probabilmente riceveranno alla vigilia delle Europee una “una tantum” e la promessa che nel 2015 la riduzione delle tasse diverrà stabile.
2) Il cosiddetto Jobs Act è sparito. Altro che sussidio di disoccupazione per tutti, salario garantito e mirabilie varie. L’unico accenno è all’allungamento dei contratti precari. Il ministro Poletti ha detto che comunque ci vorrà almeno un anno per avviare il tutto. Campa cavallo…
3) Spariti anche i 65 miliardi dei debiti dello Stato da pagare alle aziende creditrici. Ce ne sono in realtà 25, ma li aveva già stanziati Letta; in quanto all’Irap ridotta, i soldi li vorrebbe prendere dalla tassazione aumentata delle rendite finanziarie; ma, avendo esclusi i titoli di Stato, Renzi dà per scontato che non ci sia una fuga verso questi, tassati a meno della metà.
4) Il Grande Imbonitore ha ripetuto che una riforma l’ha già fatta, quella elettorale. Col cavolo. A parte la schifezza di una legge che regala il 50% di seggi in più a chi arriva al 37% nel primo turno, o addirittura, nel secondo turno, a chi magari non è arrivato manco al 30% e che butta fuori dal Parlamento anche partiti che prendano più di 3 milioni di voti (soglia all’8% per chi non accetta il finto duopolio centrosinistra-centrodestra), al Senato la riforma verrà modificata e tornerà alla Camera, e comunque non varrà niente senza la riforma del Senato, per la quale l’ineffabile Boschi ha confessato che non se ne parla prima della fine del 2015; e senza contare la possibile bocciatura della Corte Costituzionale di una legge peggiorativa del respinto Porcellum.
5) Il grande piano per la Scuola è svanito. Per la messa in regola di un po’ di scuole Letta aveva già stanziato 2 miliardi di euro, Renzi se ne è appropriato. Per il resto, totale fuffa, nulla per i lavoratori/trici, per gli investimenti ecc..
6) In compenso Renzi invita le amministrazioni locali a negare elettricità, acqua e servizi agli occupanti di case. E questo, invece, diviene operativo da subito.
7) I soldi recuperati con la spending sono “merito” casomai di Letta: ma Saccomanni parlava di 3.5 miliardi. Per arrivare ai 5 o addirittura ai 7 annunciati da Renzi, dovrebbero procedere ad un’altra barca di licenziamenti (e infatti nelle proposte che circolano, è prevista la “rottamazione” non dei politicanti ma di 85 mila dipendenti pubblici) e/o all’ennesimo massacro pensionistico, ivi compreso l’allungamento di un anno del pensionamento delle donne e uno spietato taglio delle pensioni di reversibilità e di invalidità. Oseranno tanto?
8) E ultima in ordine, ma prima cosa per importanza, Renzi neanche prova a sfidare la distruttiva politica dell’Unione Europea, accettando quei diktat dei poteri economici e politici che impediscono di recuperare i soldi veri per rovesciare la politica dell’austerità e restituire lavoro, reddito, servizi sociali e beni comuni e ridurre sul serio le tasse a tutto il lavoro dipendente, al piccolo lavoro autonomo, ai ceti medi impoveriti e ai pensionati.
Ciò malgrado, grande benevolenza dai giornali e TV, ivi compresi quelli del Berlusca, applausi da Marchionne e Fornero, Camusso e Bonanni. Ma quanto durerà? L’avventuriero si gioca tutto alle prossime Europee. Per questo, da democristiano del XXI secolo sta aggiornando il vecchio armamentario clientelare e truffaldino (la versione moderna dei pacchi di pasta e delle scarpe spaiate di Lauro a Napoli) per comprarsi a poco prezzo i voti della salvezza.
Piero Bernocchi portavoce nazionale COBAS
14 marzo 2014