18 giugno 2018
Hanno tuonato per anni contro i presidenti del Consiglio non eletti e poi hanno installato un “signor Nessuno” senza alcuna autonomia; avevano strepitato contro gli accordi tra Renzi e Berlusconi e hanno stipulato un “contratto” tra partiti che si sono demonizzati per anni; avevano strillato per gli “inciuci” contro il popolo sovrano, ed hanno incollato al governo due partiti presentatisi agli elettori in schieramenti contrapposti. Ma questo sarebbe solo l’ennesima dimostrazione dell’ultrasecolare trasformismo italico, se poi il tutto non si fondasse sul programma della Lega, forza dominante di un governo che, oltre a storici rappresentanti della “casta” come Savona, Moavero e Tria, propone figure di bassissimo profilo che dovranno eseguire il programma di una formazione reazionaria, in perfetta sintonia con l’ultra-destra di Le Pen, Orban, dei governi polacchi ed austriaci. Si tratta di una versione moderna del nazionalismo reazionario che non abbisogna più di dittature ma che propone in tutta Europa chiusure nazionalistiche, sovranismo velleitario, xenofobia, odio verso i “negher”, sessismo, omofobia, disprezzo della cultura, del sapere, della conoscenza competente, culto delle armi e della sottomissione del debole e del “diverso”; con in più l’ultra-liberismo e il mito della “fabbrichetta”, del “farsi da sé” sulla pelle degli altri e del non pagare le tasse.Sono bastate due settimane di governo e le illusioni di coloro che, da sinistra e per avversione (giustificata) verso il PD e Renzi, avevano preso sul serio le promesse dei 5 Stelle, sono state brutalmente travolte. I leghisti di Salvini, usando spietatamente i migranti dell’Aquarius, già distrutti dalla prigionia in Libia organizzata dal precedente governo PD, e pur partendo da un 17% di voti, stanno divorando quello strano “animale” a 5Stelle, che si presupponeva (Di Battista dixit) “nè di destra nè di sinistra, né antifascista perché il fascismo è morto e sepolto”: che, pur con il doppio di eletti/e, nel giro di dieci giorni ha sottoscritto l’intera piattaforma anti-immigrati di Salvini, con Toninelli che ha controfirmato la chiusura dei porti e Di Maio che ha confermato “l’assoluta identità di vedute nel governo sul tema immigrazione.”
Ma l’aspetto reazionario del governo Salvini-Di Maio non riguarda solo la politica sull’immigrazione. C’è l’oscena legge “per la legittima difesa”, che introduce la pena di morte senza processo, autorizzando i “benpensanti” a sparare su chiunque si introduca nelle proprie case; c’è la flat tax, che ridurrebbe sensibilmente le tasse ai ricchi massacrando le già poche risorse per i servizi sociali; c’è una concezione forcaiola delle libertà civili e repressiva dei conflitti, come promette l’ incubo di Salvini al Ministero degli Interni; c’è il blocco della riforma della giustizia e il trionfo della logica manettara alla Davigo “non esistono gli innocenti, sono solo colpevoli non ancora smascherati“, con il dilagare di “agenti provocatori di Stato”, premi ai delatori, costruzione di parecchie nuove carceri; c’è l’omofobia e il sessismo aperto del ministro Fontana per il quale le diversità di orientamenti sessuali vanno semplicemente cancellate; ci sono i legami con l’Internazionale europea, razzista, sessista e xenofoba e fascistoide. C’erano poi le mirabolanti promesse di cancellare la legge Fornero, la “Buona scuola”, il Jobs Act e di dare il mitico “reddito di cittadinanza”, che tanto interesse e attese avevano suscitato in vasti settori popolari e salariati. Ma gli ottimi rapporti stabiliti con le organizzazioni padronali ci fanno prevedere che nulla di serio verrà toccato né sulle pensioni né sulle leggi sul lavoro. E come i 5Stelle vogliano difendere i lavoratori/trici dalla precarietà lo abbiamo già visto nel conflitto, con i COBAS in prima fila, nelle Telecomunicazioni dove, al di là delle chiacchiere sul “reddito di cittadinanza”, circa 30 mila addetti subiranno per l’ennesima volta tagli salariali e precarietà per un accordo esaltato dai 5 Stelle come esempio dei “nuovi rapporti di lavoro”. In quanto poi alla “buona scuola” qualcuno/a può seriamente credere che Bussetti, dirigente dell’USP di Milano e dell’Ufficio Scolastico Regionale della Lombardia e già preside “distaccato”, che in questi anni ha fedelmente applicato la Legge 107, possa buttare per aria i poteri assegnati ai capi di istituto, i bonus, l’Alternanza scuola-lavoro e i quiz Invalsi? Non basta vedere come siano sparite le promesse di rendere giustizia alle maestre diplomate magistrali fatte da Lega e 5Stelle, quando ora Pittoni (responsabile scuola della Lega) dice che “è troppo tardi ora per sanare adeguatamente la situazione, ci doveva pensare prima la Fedeli“?
Ci sono poi due vicende altamente indicative dell’attuale clima politico. La prima riguarda la costruzione dello stadio della Roma. Il “dominus” della corruzione, Lanzalone, fa parte della lunga serie di “tecnici” senza scrupoli che, su mandato di Casaleggio, Di Maio, Bonafede, e Fraccaro, i tre ministri principali 5Stelle del governo, hanno imposto alla sindaca Raggi. C’è infine l’intollerabile voto del Consiglio comunale di Roma per intestare una strada al boia Almirante. Qui non si giocava la sopravvivenza del governo e men che meno della giunta Raggi che ha una maggioranza schiacciante al Comune. Semplicemente i consiglieri 5 Stelle hanno condiviso il peana della Meloni per Almirante, l’uomo delle leggi razziali, l’esaltatore del razzismo come segno patriottico, presentato come un “fondatore della patria, uno dei politici italiani più importanti e meritevoli del secolo scorso”. E, in linea col Di Battista dell’”antifascismo non ha senso perché il fascismo è morto” hanno votato per dare gloria ad Almirante. Che poi qualcuno abbia richiamato all’ordine gli sciagurati, avendo percepito l’effetto mediatico, non cambia la sostanza.
Insomma, per tutti questi validissimi argomenti i COBAS dichiarano la loro avversità a questo governo e lo combatteranno nei prossimi mesi almeno come abbiamo fatto nei confronti di tutti i governi di centrodestra e centrosinistra degli ultimi anni.
Piero Bernocchi portavoce nazionale COBAS