Cobas Scuola
No alla scuola parrocchia.
Con un pesantissimo provvedimento da Nuova Inquisizione Domenico Peruzzo, dirigente dell’Ufficio Scolastico regionale dell’Umbria, ha sospeso per un mese dall’insegnamento e dallo stipendio il prof. Franco Coppoli per aver tolto i crocefissi dalle aule dell’Istituto per geometri Sangallo di Terni in cui insegna, confermando che in Italia è ancora vietato rivendicare la separazione tra Stato e chiesa e spazi educativi senza simboli religiosi.
Continua la crociata integralista, discriminatoria e diseducativa, di quelli che pretendono di imporre la connotazione religiosa delle aule scolastiche pubbliche, nonostante non esista alcuna legge o regolamento che impongano la presenza del crocefisso nelle aule. La motivazione per un provvedimento disciplinare così grave è che togliere un crocefisso, che non dovrebbe trovarsi nelle aule, costituisce per l’USR “una violazione dei doveri connessi alla posizione lavorativa cui deve essere improntata l’azione e la condotta di un docente”. Ma ai sensi di quale legge? Di quali doveri si parla? I pubblici dipendenti non sono servi che obbediscono ai presidi-padroni, ma alle leggi: e non esiste alcuna norma che imponga la presenza del crocefisso. Tra l’altro a dicembre a Trieste, il prof. Davide Zotti, per lo stesso comportamento, è stato sanzionato con una semplice censura dall’USR Friuli. Forse l’USR umbra pensa di essere ancora sotto lo stato pontificio! E’ stato il fascismo a collocare nelle scuole e nei tribunali i crocefissi: ma pensavamo che ilclericofascismofosse relegato al passato, anche perché negli ultimi tempi la Corte di Cassazione ha giudicato la presenza dei crocifissi nelle scuole incompatibile con il principio di laicità dello Stato (Cassazione penale, sentenza Montagnana) e lesiva dei diritti di coscienza del pubblico impiegato, al punto da giustificare l’autodifesa del lavoratore (Cassazione civile, sentenza Tosti).
Le aule della scuola pubblica sono piene di colori e di mondo, di ragazze, ragazzi e docenti credenti, atei o agnostici, e di tante religioni diverse, ed è inaccettabile che un solo simbolo abbia il privilegio di essere esposto in una posizione di massima rilevanza simbolica. L’imposizione del crocefisso ha un carattere discriminatorio ed escludente, serve a marcare un territorio e imporre una visione e una simbologia religiosa di parte, in uno spazio pubblico che deve invece essere libero, includente, laico e aperto a tutti. I diritti tutelano le minoranze e le diversità e non dovrebbero rappresentare la dittatura della maggioranza (tutta da dimostrare tra l’altro). Per questo è inaccettabile che ancora oggi chi lavora per lo Stato debba subire pesanti sanzioni disciplinari, senza alcuna norma che le legittimi – o attraverso bizantinismi giuridici che arrivano ad affermare la… non religiosità dei simboli religiosi! – per aver contrastato il privilegio, l’arroganza e l’invadenza di quello che a molti appare un simbolo “neutrale” proprio perché l’obiettivo di questa inaccettabile ingerenza ha ottenuto i suoi risultati.
I COBAS esprimono la loro totale solidarietà – insieme all’appoggio in ogni sede, a cominciare da quella legale, per contestare l’iniquo provvedimento – con la battaglia civile dei docenti Franco Coppoli e Davide Zotti e del giudice Luigi Tosti, contro la presenza del crocefisso nelle scuole e nei pubblici uffici, affinché si realizzi pienamente la distinzione tra Stato e chiesa e gli ambienti formativi siano liberi da qualsiasi simbolo religioso e da qualsiasi arroganza integralista.
Piero Bernocchi portavoce nazionale COBAS
2 aprile 2015