Mi pare che queste condizioni mostruosamente draconiane (regalare alla Russia un terzo del territorio ucraino! scioglierne l’esercito !! non farle ricevere alcun aiuto dall’estero!!!) e dittatoriali (un satrapo come Putin, che ammazza sistematicamente gli oppositori, vorrebbe imporre elezioni in Ucraina per destituire Zelensky, regolarmente eletto da quasi l’80% della popolazione) se non altro dovrebbero porre fine alla litania dei “pacifisti” che da tre anni chiedono “pace, pace, pace” fingendo di non sapere cosa Putin intenda per pace.La domanda è: essi/e vorrebbero che la “pace” si facesse a queste condizioni, cioè al prezzo della resa totale dell’Ucraina, della sua disgregazione come Stato e della sua sottomissione spartitoria tra i due farabutti in chief, Putin e Trump uniti nel saccheggio del paese martoriato? Lo domanderei in particolare a quella “compagneria” che, dopo aver aspramente criticato la Piazza del Popolo “europea”, non ha fattoper nulla meglio nella sua piazza “alternativa”, accusando l’UE di essere la vera “guerrafondaia” – al punto da bruciarne in piazza le bandiere, piuttosto che quelle degli aggressori russi e magari dei loro attuali complici statunitensi- come se fossero state l’UE e l’Ucraina a fare esplodere tre anni fa la guerra invadendo la Russia. E, conseguentemente, senza citare manco di striscio le responsabilità belliche della Russia, anzi non immettendo nel documento di convocazione della loro manifestazione “alternativa” neanche le parole Russia o Putin, e per la verità nemmeno una virgola contro Trump e l’oscena spartizione dell’Ucraina fifty-fifty con Putin.
E io che mi illudevo che finalmente si potesse uscire dal “dilemma” su quale sia l’imperialismo peggiore, tra USA e Russia, e li si collocasse, come meritano, sullo stesso piano di “inimicizia”. Macchè: ora l’imperialismo peggiore per questa parte di “compagneria” è divenuto quello europeo che peraltro non esiste perchè l’Europa unita – al di là delle fanfaronate della Von der Layen su un fantomatico “esercito europeo”, utili solo per ingrassare l’industria bellica – , dopo l’attacco frontale e disgregante di Trump, appare più lontana che mai, visto che ogni Stato continua a pensare di poter far da sè in competizione con gli altri. Tipo i “polli di Renzo” che si beccavano mentre andavano a farsi cucinare.
di Piero Bernocchi
Le condizioni poste da Putin secondo il Washington Post
Il primo punto, nonché il più controverso, è la pretesa che l’Ucraina riconosca formalmente la sovranità russa non solo sulla Crimea, ma anche sulle quattro regioni parzialmente occupate dall’esercito russo: Zaporizhzhia e Kherson a sud, Lugansk e Donetsk a est. Una richiesta velleitaria anche considerando che l’esercito russo non controlla nemmeno la metà di questi territori. Il documento prevede anche la creazione di zone cuscinetto nelle regioni russe di confine di Bryansk e Belgorod, ripetutamente colpite da attacchi ucraini negli ultimi anni. La seconda condizione impone la destituzione di Zelensky attraverso nuove elezioni, accompagnata dall’obbligo per Kiev di rinunciare all’ingresso nella Nato e dall’immediata cessazione degli aiuti militari occidentali all’Ucraina. Sul primo punto si allunga l’ombra dei colloqui segreti tra l’entourage di Donald Trump e gli oppositori politici del presidente ucraino, rivelati da Politico.eu.Come tessere di un domino geopolitico, le condizioni di Mosca proseguono conl’eliminazione totale delle sanzioni economiche contro la Russia, una richiesta che smentisce la narrativa del Cremlino sulla loro presunta inefficacia.
Il documento rivela ulteriori dettagli strategici: nessuna forza di pace europea potrà essere dispiegata in Ucraina, mentre Mosca offre in cambio di non schierare i suoi missili balistici a medio raggio Oreshnik in Bielorussia, purché anche gli Stati Uniti seguano lo stesso principio di non dispiegamento. Inoltre, l’esercito ucraino dovrebbe subire un drastico ridimensionamento, passando da circa un milione di effettivi a poche decine di migliaia – essenzialmente disarmando il Paese. Tutte le parti (tranne Mosca) sono d’accordo sul fatto che una pace duratura passi dalla presenza di forze europee di peacekeeping in Ucraina, un’ipotesi che la portavoce del ministero degli Esteri Marija Zakharova ha definito “assolutamente inaccettabile”. Zakharova ha subito alzato il tiro: questa soluzione equivarrebbe a un “coinvolgimento di questi Paesi in un conflitto fisico diretto” con la Russia. Su questo punto verte l’ultima delle sei condizioni poste dal Cremlino, secondo cui il compito di verificare il rispetto del cessate il fuoco e delle condizioni di pace dovrebbe essere affidato a “osservatori” incaricati”.