“Bisogna riassaporare il gusto del futuro” ha detto Draghi illustrando il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) per l’accesso ai 200 miliardi del Next Generation Eu. Il “futuro”, di cui parla Draghi, può mai essere accettato quando sappiamo che è stato disegnato da un piccolo gruppo di “esperti”, e che viene presentato al Parlamento cinque giorni prima del suo invio all’Unione Europea, senza nessun coinvolgimento della società? La risposta è ovviamente un secco NO: non c’è futuro senza una democrazia reale e partecipativa, nella quale tutti/e concorrano a decidere quale modello di società è il più utile e necessario.
Il PNRR del governo è fondato sulla triade Crescita/Concorrenza/Competizione. Prevede grandi investimenti, ma nessuna reale conversione sociale ed ecologica: solo una “modernizzazione” green e digital dell’attuale modello fondato sulla mercificazione organica di persone, ambiente, servizi sociali, Beni comuni, cultura, idee e vita ricreativa e sulla diseguaglianza strutturale, con l’aggravante di destinare ulteriori fondi all’industria bellica e di riaprire la porta al nucleare, proprio nell’anniversario del disastro di Chernobyl. Non è assolutamente questa la strada da seguire, un percorso che sciaguratamente getterebbe al vento anche tutti i drammatici e durissimi insegnamenti che la crisi pandemica ed economica ci ha costretto a subire. Serve un cambio radicale di rotta e un nuovo modello di convivenza: una società della cura, che sia cura di sé, delle altre e degli altri, dell’ambiente, del vivente, della casa comune e delle generazioni che verranno. Il PNRR del governo parla di “ripresa e resilienza”: ma non vi sarà alcuna “ripresa e resilienza” senza garantire un reddito di base e un lavoro degno, la trasformazione ecologica della produzione e della società, Beni comuni e servizi sociali (a partire da Scuola, Sanità e Trasporti) tutelati e sottratti al mercato, diritto ad un’istruzione di qualità e in presenza, diritto alla casa, alla salute, alla sicurezza sociale e sanitaria garantiti per tutte e tutti.
Il 26 aprile il presidente del Consiglio Draghi porterà alla discussione delle Camere il PNRR. Sarà di fatto una ratifica, salvo qualche scaramuccia per portare a casa un bottino più cospicuo da parte dei singoli partiti, tutti in spasmodica attesa da settimane del carico di miliardi che arriverà dall’Europa, con quel dichiarato intento di spartirseli che li ha rapidamente convinti a imbarcarsi senza remore in un governo di destra-centro-sinistra, con una “ammucchiata” senza precedenti in Italia e in Europa, che ha fatto superare loro, in un istante, divergenze ideologiche, politiche e culturali che sembravano profonde e consolidate ma che si sono dissolte come neve al sole di fronte alla prospettiva della Grande Spartizione.
Il 26 aprile, dunque, la Società della Cura, coalizione sociale di cui i COBAS fanno parte, manifesterà in tante città e in particolare sarà a Roma a P. Montecitorio (ore 15) di fronte al Parlamento, durante la discussione alla Camera del PNRR, per presentare il Recovery PlanET, un Piano alternativo, preparato da numerosi gruppi di lavoro che hanno discusso a fondo per mesi, che contrappone il prendersi cura alla predazione, la cooperazione solidale alla solitudine competitiva, il “noi” dell’eguaglianza, della democrazia di base e delle differenze non conflittuali all’”io” del dominio gerarchico, della sottomissione e dell’omologazione.
No ad un Recovery Plan che riproduce o aggrava l’esistente. Sì ad un Recovery PlanET che disegna e propone un’alternativa di società.
Piero Bernocchi portavoce nazionale COBAS – Confederazione dei Comitati di base
19 aprile 2021