Anticipo i lettori e le lettrici e metto le mani avanti: a) la realtà sociale e politica raramente ha la nettezza della realtà scientifica, del tipo “l’acqua diviene ghiaccio a zero gradi o bolle a 100 gradi”; oppure “l’accelerazione di gravità con cui un corpo cade verso terra è 9,8 m/sec al quadrato”; pur tuttavia, si possono fornire riscontri sostanziosi per distinguere anche in campo sociale il vero dal falso, le notizie corrette dalla fuffa delle ‘fake’; b) farò uso in questo articolo dei risultati di alcuni sondaggi, che sono per lo più fondati sulla realtà percepita dagli intervistati/e più che sulla realtà-realtà; ma lo faccio utilizzando un confronto tra sondaggi, tutti peraltro piuttosto attendibili – in particolare quello del Censis che ha un’esperienza consolidata da decenni nell’analisi della società italiana – per sottolineare l’apparente contraddittorietà delle percezioni sociali in questo periodo.
Ciò premesso, veniamo ai fatti: e soprattutto al fatto, rivelatoci un paio di giorni fa proprio dal Censis, il Centro Studi Investimenti Sociali, istituto di ricerca fondato nel 1964 da Giuseppe De Rita, il cui Rapporto annuale, giunto nel 2018 alla 52° edizione, cerca di interpretare i più significati fenomeni economico-sociali e politici italiani, offrendone un quadro a 360 gradi, considerato in genere molto autorevole. Il campo di indagine era la realtà percepita dagli intervistati/e a proposito dell’anno di governo Salvini-Di Maio-Conte e del “sogno di un paese che vuole tornare a crescere”, titolo dell’inchiesta. La prima domanda posta al campione interpellato riguardava la situazione economica del paese: e la risposta è stata sorprendente perché addirittura il 55,4% ha ritenuto tale situazione peggiorata nell’ultimo anno; per il 36,9 % tutto è rimasto come era e solo un misero 7,7% l’ha considerata migliorata. Persino più inattesa è stata la risposta alla seconda domanda che riguardava l’ordine pubblico. Malgrado le iper-sceneggiate salviniane sul tema, il decreto Salvini, la legge per l’uso domestico delle armi e le sfilate in divisa sbirresca del ministro degli Interni ai comizi e negli incontri pubblici, il 42,3% ha giudicato peggiorata la situazione della sicurezza nell’ultimo anno, mentre solo il 10% l’ha considerata migliorata e gli altri non hanno notato cambiamenti. E il giudizio negativo ha riguardato anche il futuro: dal punto di vista economico il 48,4% pensa che la situazione peggiorerà ulteriormente, mentre solo il 17% spera che migliorerà; e più o meno gli stessi numeri riguardano il giudizio sull’ordine pubblico e la sicurezza nel prossimo anno. Infine, il 66% è contrario all’uscita dall’euro e dall’Unione Europea.
Sorge una domanda irrefrenabile: come si conciliano questi dati con gli altri, di segno opposto, che danno unanimemente i favori alla Lega, seppur un po’ calanti, comunque oltre il 30% e quelli per i 5 Stelle intorno al 22% per un totale ben superiore al 50%? Se poi il giudizio sull’operato concreto del governo, in tema di economia, di ordine pubblico e di Europa, è invece così negativo? Clamorosa schizofrenia popolare, ciclotimia nei giudizi e nei pareri, estrema volatilità di opinioni e sostegni elettorali? C’è sicuramente in questi dati qualcosa di queste patologie sociali ma c’è innanzitutto una incongruenza nelle metodologie usate per i sondaggi, la cui analisi ci serve per trarre alcune provvisorie conclusioni sulla qualità, quantità e presumibile durata del sostegno popolare a questo dannosissimo e pericolosissimo governo, che in molti/e abbiamo definito il più reazionario della storia della Repubblica italiana.
Alle domande sulla situazione economica, sull’ordine pubblico e sull’Europa – domande oltretutto assai semplici e lineari – hanno risposto tutti gli intervistati/e; non così, anche se spesso i sondaggisti non lo mettono in evidenza, quando si va a domandare le preferenze di voto. Ad esempio un sondaggio di IXE per l’Huffington Post (Lega intorno al 31%, 5Stelle al 22% circa e PD al 21%), più accurato di altri, ci dice che solo un terzo degli intervistati si è dichiarato sicuro del proprio voto; un terzo non lo era, e avrebbe deciso seguendo la campagna elettorale mentre l’ultimo terzo, più o meno, non solo non aveva deciso nulla ma neanche aveva intenzione di seguire minimamente la campagna elettorale e dunque, con alta probabilità, non andrà a votare. Dunque, se solo un 33-35% a due settimane dal voto esprime un sostegno deciso ad un partito, ecco che il presunto consenso maggioritario per il governo, e per i due partiti che lo incarnano, si sgonfia vistosamente. Tanto per fare un esempio numerico, se a votare andasse il 60% e la Lega ne prendesse il 30%, l’effettivo appoggio sarebbe intorno al 18%: e anche questo almeno in parte labile, perché molto probabilmente sostenuto dalla speranza che il governo abbia fatto male solo per la cattiva influenza dei 5 Stelle e che invece un governo imperniato sulla Lega potrebbe dare risultati migliori. E qualcosa del genere potrebbe valere anche per quel 22% ipotetico (in realtà, con le stesse considerazioni, pari ad un 12-13% di consenso reale) di votanti 5Stelle, anche essi/e propensi a dare la responsabilità dei cattivi risultati alla Lega, offrendo dunque un’ulteriore chance (ma per quanto?) al partito della Casaleggio Associati.
Ci sono poi due altre considerazioni che lasciano propendere per la tesi che il consenso a Lega e 5Stelle sia meno solido di quanto si potesse pensare nei primi mesi di attività di governo. 1) Nel sondaggio effettuato dal Censis mancava una domanda-chiave, quella sull’efficacia delle politiche anti-migranti. In realtà l’uso spietato del razzismo e della xenofobia soprattutto contro rom e neri, nonché l’istigazione cinica alla lotta tra penultimi e ultimi – vedi anche i recenti e orripilanti episodi nelle borgate romane – sono state di gran lunga le armi principali usate da Salvini per raddoppiare i propri consensi: e se il Censis avesse rivolto una domanda del genere, con altissima probabilità la maggioranza degli intervistati/e avrebbe espresso un largo sostegno all’azione governativa su questo terreno. Ma cavalcare il razzismo può funzionare a patto che i risultati economici, almeno nel medio periodo, siano poi positivi, perché altrimenti non è affatto sufficiente a garantire un consenso duraturo, come dimostrano gli Stati Uniti dove Trump ha potuto smettere di ingigantire le fobie per l’”invasione” dei migranti grazie a risultati economici decisamente positivi (almeno per ora), in termini di occupazione, aumenti dei salari, crescita industriale ecc.: che sono poi le cose decisive per ottenere uno stabile sostegno popolare. 2) Finora l’appoggio ai partiti di governo si è avvalso dell’assoluta inconsistenza dell’opposizione, in particolare di quella PD. Non si intravede un qualche cambio di rotta serio da parte del PD ma è bastata una infarinatura, più parolaia che reale, da vecchia socialdemocrazia (alla Saragat più che alla Nenni) da parte di Zingaretti, pur scialbo quanti altri mai, per recuperare 3 o 4 punti nei consensi. Se poi la Lega, dopo il prevedibile successo elettorale, dovesse porre condizioni troppo esose per tenere in piedi il governo a due, malgrado i chiarissimi interessi di Salvini e Di Maio a tirare avanti ancora insieme, l’alleanza potrebbe infrangersi e allora un eventuale nuovo governo di centrodestra, probabilmente vittorioso in nuove elezioni, una forte opposizione ce l’avrebbe eccome, visto che 5 Stelle e PD sarebbero portati quasi naturalmente ad allearsi, malgrado Renzi e i suoi, per rendere la vita ben altrimenti difficile a Salvini, alla Lega e alle destre.
Comunque sia, è bene che le opposizioni sociali dei movimenti e delle strutture di base che in questi mesi hanno dato buona prova di sé (“indivisibili”, movimenti ambientalisti e contro le Grandi opere, antirazzisti, movimento femminista ecc.) – pur continuando a percorrere strade che faticano assai ad incrociarsi e a produrre un’alleanza stabile antigovernativa e antiliberista – non diano per scontato e per solidamente duraturo il consenso e il sostegno popolare maggioritario per questo governo e per le due forze che lo incarnano. Forse la situazione della cosiddetta opinione pubblica è più fluida di quanto ci sia sembrato finora, fermo restando l’orrore e il sacrosanto allarme che tanti recenti episodi di imbarbarimento popolare e di esibizioni fascistoidi da parte della Lega ma anche di un sempre più velenoso lumpenproletariat (proletariato straccione, secondo la storica definizione marxiana) continuano a suscitare, giustamente, in tutti coloro che sono animati anche solo dal più elementare spirito democratico, civile e solidale.
p.s. Salvini, di fronte ai dati del sondaggio Censis nel punto riguardante l’ordine pubblico – così come aveva riscoperto all’improvviso il garantismo per sé nella vicenda della nave Diciotti e per la difesa di Siri, dopo anni passati ad esaltare la giustizia “manettara” – si è improvvisamente accorto di quanto sia preferibile la realtà-realtà alle frescacce mediatiche, sciorinando i dati che dimostrano come nell’ultimo anno tutti i reati, dall’omicidio al furto, siano significativamente calati. Peccato che non abbia aggiunto che tale tendenza dura da più di venti anni e che lui e gli stessi 5 Stelle – oltre alla netta maggioranza dei mezzi di informazione – l’hanno bellamente nascosta al “volgo” fino a qualche settimana fa.
Piero Bernocchi