E circa 200 mila lavoratori/trici scioperano, per la prima volta in Italia e in Europa, per fermare i cambi climatici e la devastazione ambientale.
E’ stata una giornata davvero memorabile quella di oggi: una marea verde di oltre un milione di studenti, giovani e giovanissimi in lotta per difendere il proprio e l’altrui futuro dalle devastazioni ambientali, ha invaso le piazze e le strade di circa 180 città italiane (come partecipazione al primo posto Roma, seguita da Milano, Napoli, Torino ecc.), con una mobilitazione che ha superato quelle di ogni altra nazione ed ha ricordato i momenti migliori del movimento noglobal dei primi anni Duemila. Ma nella giornata si è verificato un altro evento senza precedenti né in Italia né in Europa: circa duecentomila lavoratori/trici hanno scioperato per la prima volta contro le devastazioni ambientali e i cambi climatici, affiancandosi alla lotta dei Giovani per il Futuro. Particolarmente rilevante la mobilitazione della scuola, indetta dai COBAS e, a seguire, da vari altri sindacati, con una partecipazione inimmaginabile solo fino a pochi mesi fa e di importanza cruciale perché la scuola è l’istituzione-chiave per il gravoso ed epocale compito di informare ed educare le nuove generazioni sull’insostenibilità degli attuali modelli di sviluppo e di consumo e sulla urgente necessità di modificarli radicalmente. Cambiamenti climatici, enormi quantità di rifiuti, produzione energetica attraverso i combustibili fossili, Grandi opere costose, inutili e dannose, saccheggio dei territori, scriteriate attività estrattive, produzioni dannose ed inquinanti, iperconsumi: in questi mesi, a partire dal successo clamoroso dei Venerdì per il Futuro di Greta, milioni di persone hanno preso coscienza che tutti questi elementi sono interconnessi in un sistema che sta portando l’intera società verso il collasso. Ma tali elementi distruttivi – la cui responsabilità principale è dei poteri “forti” politici ed economici, dei governi e dei grandi conglomerati industriali e finanziari che seguono la logica del profitto capitalistico – coinvolgono direttamente anche centinaia di milioni di cittadini dei paesi più ricchi, che hanno introiettato e praticano sistemi di vita e di consumo disastrosi. La modifica di tali sistemi è il vero tema posto con forza da FFF e da noi raccolto con l’intento di dare un contributo alla costruzione di un grande movimento che coinvolga anche il mondo del lavoro dipendente e che si connetta con gli altri movimenti che confliggono con l’attuale sistema, poiché, tutte le principali contraddizioni presenti nel capitalismo sono tra di loro collegate e devono trovare risposta in un movimento plurale e profondamente democratico. La sete del profitto ad ogni costo, la mercificazione di tutto l’esistente, l’esclusione di intere popolazioni dai processi decisionali – con le conseguenze di guerre, crescente divario tra ricchi e poveri, carestie, malattie endemiche e profonde ingiustizie sociali – sono le forze motrici che stanno distruggendo l’ambiente.
Ma, se siamo convinti che una immane impresa come quella di modificare i sistemi di vita di miliardi di persone non può avvenire con mezzi repressivi, allora l’informazione, l’educazione ambientale, l’istruzione corretta sono le armi fondamentali, oltre alla lotta incessante ai poteri politici ed economici che vogliono conservare lo stato di cose presente, magari sostituendo al “capitalismo nero” (fondato sul petrolio) il rampante e affamato “capitalismo verde”. E dove se non nella scuola dovrebbe avvenire questo profondo e costante lavoro educativo, con docenti, Ata e studenti impegnati insieme in esso? Per quel che ci riguarda, oltre a proseguire il nostro impegno contro le devastazioni ambientali e le Grandi Opere dannose, lavoreremo per consentire alla scuola di svolgere tale lavoro fondamentale, diffondendo ovunque, grazie al CESP (la nostra struttura culturale e formativa), convegni e seminari con docenti, Ata e studenti impegnati ad affrontare i temi della lotta per la difesa dell’ambiente, quali il superamento dei combustibili fossili, l’abbandono della perversa logica delle Grandi opere, la lotta al consumismo che produce montagne di rifiuti e brucia risorse non rinnovabili e fomenta la guerra dei penultimi contro gli ultimi nella scala sociale provocando rabbia, odio e infelicità diffusa nell’impossibilità di stare al passo dei consumi. E senza mai dimenticare che, a nostro avviso, non è possibile una vera salvaguardia ambientale senza giustizia sociale e una profonda trasformazione strutturale che faccia prevalere la difesa dei Beni comuni sulla logica capitalistica del profitto e della mercificazione globale.
Piero Bernocchi portavoce nazionale COBAS
27 settembre 2019