La complessità della socializzazione, la democrazia integrale e la “natura umana”
Nei due libri, e soprattutto nel secondo, i più profondi interrogativi si addensano sulle possibilità di realizzare una vera socializzazione dei Beni comuni, che li renda davvero di pubblica utilità, egualitari e condivisibili dall’intera società. Bernocchi enuncia varie proposte per rendere più agevole tale socializzazione che richiederebbe innanzitutto che i movimenti popolari considerassero la gestione democratica dei Beni comuni non solo un diritto ma anche un dovere. Per adempiere al quale ci vorrebbero alcune condizioni (che Bernocchi tratta ampiamente nel secondo libro) e che non sono date nella società attuale. Pur tuttavia l’Autore mette in guardia dal dare per scontato che tali condizioni sarebbero sufficienti ad eliminare o a ridurre vistosamente quel professionismo politico e sindacale che produce la borghesia di Stato e la privatizzazione di fatto dei Beni comuni in mano a caste, classi e ceti neoproprietari. E Bernocchi, anche rifacendosi all’esperienza Cobas, la più avanzata in tale sperimentazione – essendo i Cobas l’unico sindacato di certe dimensioni, in Europa e forse nel mondo, a agire a livello politico, sindacale e culturale senza funzionari e “professionisti” retribuiti – sottolinea come proprio in base a tale scelta i Cobas hanno dovuto affrontare enormi difficoltà nel processo di rifiuto della delega e della richiesta di partecipazione collettiva.
Sia nel precedente libro e ancor più in “Oltre il capitalismo”, l’analisi delle possibilità di socializzazione effettiva dei Beni comuni ha spinto l’Autore ad affrontare il complesso problema della “natura umana”, ossia delle caratteristiche antropologiche da esaminare nello storico dualismo tra prodotto culturale o biologico. Bernocchi ha elaborato una specifica teoria, quella dell’”egoismo altruista”, cioè – rifuggendo e polemizzando dalla/con la teoria marxista e comunista della “bontà”, “altruismo” e “collettivismo” innati negli uomini, se non coartati dalle società di classe – della necessità di conciliare la difesa e potenziamento dell’Io con la indispensabilità del Noi, degli Altri, della collettività e del proprio ruolo in essa. Ma, non condividendo di per sé la positività dell’appello antropocentrico al “restare umani”, Bernocchi mette in evidenza, con un ricco approfondimento psicologico e filosofico, le difficoltà di conciliare Io e Noi, fin dalla nascita, e della pratica sociale dell’”egoismo altruista”, e dunque di una effettiva e democratica socializzazione dei Beni comuni da parte delle classi e dei ceti popolari, più deboli e indifesi, ma non per questo di per sé disposti a far prevalere il Noi (l’interesse collettivo) sull’Io e i suoi interessi immediati e autocentrati.