Notizia scritta il 28/10/11 alle 11:21. Ultimo aggiornamento: 28/10/11 alle: 16:25
A margine del Consiglio dei Ministri Berlusconi si è fatto intervistare dal fido Belpietro ed è tornato a parlare della lettera d’intenti fatta pervenire a Bruxelles nei giorni scorsi. A proprosito della a norma sui licenziamenti, l”obiettivo – ha detto surrealmente il premier – è incentivare le assunzioni. I dipendenti troveranno nella cassa integrazione, la garanzia di essere remunerati e avere tempo di trovarsi un lavoro”. Infine, l’affondo sul Pd: “Non capisco le proteste – ha detto Berlusconi -, la strada seguita è quella indicata da Pietro Ichino del Pd, che per aumentare la competitività nel lavoro prevedeva riforme sui licenziamenti”.
Berlusconi ha poi definitivamente affossato il dl sviluppo, che tanti mal di pancia ha causato nella maggioranza, sostenendo che “tutte gli interventi che avevamo in cantiere sono contenuti nella missiva consegnata alla Ue”. Sentiamo un commento complessivo alla “letterina” del premier da parte di Andrea Fumagalli, docente universitario e nostro collaboratore per i temi economici.
Il testo di 15 pagine fa riferimento alle due manovre correttive estive che consentiranno il pareggio di bilancio nel 2013. Si ricordano i tagli ai ministeri e agli enti locali, e il blocco dei contratti nel pubblico fino alla fine del 2014. Sulla previdenza confermato l’innalzamento dell’età pensionabile a 67 anni dal 2026. Nella lettera il governo prova anche a dare rassicurazioni sul cammino che sarà intrapreso per sostenere la crescita. Capitoli centrali sono il piano infrastrutture e la deregulation, anche nel mercato del lavoro, con la modifica dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori . Scelte rapide e concrete vengono assicurate anche sulle privatizzazioni, in particolare sulla dismissione del patrimonio pubblico. Ci sarebbe, infine, una nuova stretta sul pubblico impiego, con l’obiettivo di ridurre il numero dei dipendenti pubblici, ricorrendo, se necessario, anche alla messa in mobilità. Il commento di Piero Bernocchi, della confederazione Cobas
Intanto l’Autorità europea per le banche (Eba) ha chiesto a UniCredit in via preliminare un ricapitalizzazione del suo capitale complessiva pari a 7,3 miliardi di euro. La cifra corrisponde alla metà di quanto richiesto dall’Eba alle banche italiane (14,7 miliardi). Le società interessate sono Unicredit, Intesa SanPaolo, Mps, Banco Popolare e Ubi Banca. Intesa Sanpaolo ha fatto sapere che il gruppo non presenta un fabbisogno di ulteriore capitale dopo la ricapitalizzazione di 5 miliardi varata prima dell’estate. Su cosa si basa il calcolo dell’Eba, e quali conseguenze per il sistema bancario e i risparmiatori? A queste domande rispode Andrea di Stefano, direttore della rivista Valori