Resta da domandarsi se invece per Marx ed Engels tali indicazioni teoriche e politiche siano state il frutto di un colossale abbaglio idealistico o, come dettero per certo con largo anticipo Bakunin e gli anarchici, il risultato di una fredda analisi e convinzione – diremmo leninista ante-litteram – sulla assoluta necessità di guidare le trasformazioni post-capitalistiche tramite la centralizzazione totale della direzione economica e politica “socialista” nelle salde mani di un Partito-Stato delegato di ogni potere e senza alcuna possibilità per gli operai e i salariati di dotarsi di autonomi strumenti di rappresentanza e di difesa politica, sindacale, culturale e sociale.
Affrontando il quesito da un punto di vista filosofico e ideologico si potrebbe confermare quello che alcuni studiosi del pensiero di Marx e Engels hanno detto in passato: e cioè che nonostante i suoi sforzi – espressi soprattutto nell’Ideologia tedesca e nella Sacra Famiglia – per arrivare ad una resa dei conti definitiva con la filosofia di Hegel(36) e dei suoi critici della sinistra hegeliana, accusati di rimanere all’interno dell’idealismo hegeliano (Feuerbach, Bauer, Stirner ecc.), lo stesso Marx se ne sia in parte liberato con una lettura del mondo fondata sul materialismo storico, ma che vi sia rimasto impigliato al momento di proporre le “ricette della cucina del futuro”, e cioè laddove l’analisi marxiana si spostò dalla puntuale disamina del capitalismo e delle società classiste alla prefigurazione del post-capitalismo, indicando e prefigurando i tratti della nuova società ipoteticamente liberata dal capitalismo, dallo sfruttamento e dai conflitti di classe.
Il cuore della elaborazione materialista, in aperta e dichiarata contrapposizione con l’idealismo di Hegel e con la grande presa di quest’ultimo sul pensiero tedesco dell’epoca, venne così presentato con chiarezza da Marx nella Prefazione del 1859 a Per la critica dell’economia politica:
“La mia ricerca è arrivata alla conclusione che tanto i rapporti giuridici quanto le forme dello Stato non possono essere compresi né per sé stessi, né per la cosiddetta evoluzione generale dello Spirito umano, ma hanno le radici nei rapporti materiali dell’esistenza, il cui complesso viene abbracciato da Hegel sotto il termine di “società civile”: e che l’anatomia della società civile è da cercare nell’economia politica. Il risultato generale può essere formulato così: nella produzione della loro esistenza, gli uomini entrano in rapporti determinati, indipendenti dalla loro volontà, in rapporti di produzione che corrispondono ad un determinato grado di sviluppo delle loro forze produttive materiali. L’insieme di questi rapporti di produzione costituisce la struttura economica
della società, ossia la base reale sulla quale si eleva una sovrastruttura giuridica e politica e alla quale corrispondono forme determinate della coscienza sociale. Il modo di produzione della vita materiale condiziona in generale il processo sociale, politico e spirituale della vita. Non è la coscienza degli uomini che determina il loro essere, ma è il loro essere sociale che determina la loro coscienza. Ad un dato punto del loro sviluppo, le forze produttive materiali della società entrano in contraddizione con i rapporti di produzione esistenti, cioè con i rapporti di proprietà dentro i quali tali forze si erano mosse. Questi rapporti, da forme di sviluppo delle forze produttive, si convertono in loro catene. E allora subentra un’epoca di rivoluzione sociale. Con il cambiamento della base economica si coinvolge più o meno rapidamente tutta la gigantesca sovrastruttura….Una formazione sociale non perisce finché non si siano sviluppate tutte le forze produttive a cui può dar corso; nuovi e superiori rapporti di produzione non subentrano mai, prima che siano maturate le condizioni materiali della loro esistenza. Ecco perché l’umanità non si propone se non quei problemi che può risolvere: il problema sorge solo quando le condizioni materiali della sua soluzione esistono già…I rapporti di produzione borghese sono l’ultima forma antagonista del processo di produzione sociale, non nel senso di un antagonismo individuale ma che sorga dalle condizioni di vita sociale degli individui. Ma le forze produttive che si sviluppano nel seno della società borghese creano le condizioni materiali per la soluzione di questo antagonismo. Con questa formazione sociale si chiude la preistoria della società umana”(37)